Una serie di articoli che aiutano a fare maggiore chiarezza sugli eventi che hanno preceduto l’invasione di Putin in Ucraina
Pubblichiamo di seguito la raccolta di sei articoli scritti dalle compagne e dai compagni della Flti tra gli scorsi mesi di gennaio e febbraio (fino a una settimana prima dell’invasione dell’Ucraina), sulla sollevazione rivoluzionaria in Kazakistan, soffocata e repressa da Putin per conto delle multinazionali dell’energia e minerarie e dei loro soci minori, gli ex-burocrati stalinisti convertitisi in capitalisti dopo aver consegnato l’Urss all’imperialismo, restaurandovi il capitalismo.
- 7 gennaio 2022: Scoppio della rivoluzione
7 gennaio 2022: Le masse prendono le armerie dell’Esercito… adesso cadono le statue dei carnefici delle masse popolari- 10 gennaio 2022: Difendiamo la sollevazione delle masse del Kazakistan!
- 10 gennaio 2022: Le penurie inaudite delle masse hanno provocato una enorme sollevazione rivoluzionaria
18 febbraio 2022: Gli agguerriti operai petroliferi tornano alla lotta- 19 febbraio 2022: Le lotte operaie si generalizzano in Kazakistan
7 gennaio 2022: Scoppio della rivoluzione
Insurrezione di massa contro l’aumento del gas in un Paese traboccante di petrolio
Le masse hanno marciato verso le istituzioni del potere affinché cada il governo. Inevitabile lo scontro con la polizia. I gendarme sono stati disarmati, le stazioni di polizia sono state bruciate e prese, settori delle masse si sono armati. INIZIAVA IL “FEBBRAIO” IN KAZAKISTAN.
Putin, il gendarme dell’imperialismo in Eurasia, ha già inviato truppe aviotrasportate. L’assassino di Siria e Cecenia sa qual è il suo ruolo. L’imperialismo yankee e inglese l’hanno chiamato a fermare ogni mobilitazione e l’hanno condannata. Essi hanno, sotto la protezione di Putin, le più grandi compagnie petrolifere del Kazakistan come Exxon, Shell, Chevron che, insieme a Totalfina e British Petroleum, saccheggiano la ricchezza del Paese che è al quinto posto delle maggiori riserve petrolifere del mondo. Un Paese di diciannove milioni di abitanti che ha l’oro nero sotto i piedi e gli aumentano il prezzo del gas, cosa che rende la vita impossibile agli sfruttati.
Anche la Turchia, il socio di Putin nel massacro della rivoluzione siriana, ha mobilitato truppe per intervenire al suo fianco in Kazakistan, come ha fatto ieri nel Caucaso, per rubare il petrolio dell’Azerbaigian, insieme a British Petroleum, sotto l’ombrello protettivo della Russia.
Biden si incontra in questi giorni con Putin. La chiave è riaffermare che la Grande Russia controlla e reprime, per conto delle multinazionali e delle potenze imperialiste, ogni sollevazione di massa nella regione. È il gendarme, per conto delle potenze imperialiste, di tutta l’Eurasia.
Ma questa volta in Kazakistan, le masse sono arrivate più lontano. Gli operai petroliferi, il cuore del proletariato di questo Paese, sono intervenuti nel 2011, 2018 e 2020 con grandi scioperi rivoluzionari, ma ormai lo scontro era già aperto per rimuovere il governo borghese erede del vecchio stalinismo che nel 1989 cedette l’URSS. Sono state prese le stazioni di polizia e i ministeri in decine di città del Paese. Siamo di fronte a una rivolta rivoluzionaria come quella della Siria nel 2011.
Prima che l’armamento si generalizzi e sorgano i soviet, viene inviata da Mosca una “Kornilovata”, un putch controrivoluzionario con truppe d’élite per recuperare le città che sono nelle mani delle masse. In Siria li chiamano “terroristi” e anche qui, ma aggiungono “infiltrati”.
Cosa diranno i riformisti ora che le masse si sono armate? I riformisti faranno come in Siria e continueranno in ginocchio a sostenere il massacro che si sta compiendo? Sosterranno il regime assassino di restaurazione capitalista in Kazakistan, come hanno fatto Assad e Putin in Siria? O diranno, come lì, che si è “militarizzata” la lotta e quindi tutto retrocede, come sostennero alcuni, in Medio Oriente nel 2011?
È ora che la sinistra di stalinisti e i suoi soci, quelli che hanno rinnegato il trotskismo, mostrino la loro faccia. Sempre, sempre, come servitori dell’imperialismo, sono dalla parte dei “Franco” e dei “Pinochet” del ventunesimo secolo.
La rivoluzione iniziata in Kazakistan deve trionfare. Il compito non è altro che mettere in piedi i consigli operai (soviet) e le guardie rosse rivoluzionarie.
“Cosa ci hanno dato questi governi negli ultimi decenni? Perché non ci solleviamo?” gridano le masse nelle strade.
La lotta per la nuova instaurazione della dittatura del proletariato sotto le bandiere della Terza Internazionale di Lenin e Trotsky è stata posta come un compito immediato.
Non lasciare tracce, ne vestigia del regime e del suo governo autocratico è il compito del momento.
Per un Kazakistan operaio, sovietico e indipendente in una Federazione delle Repubbliche Sovietiche Musulmane!
La classe operaia dell’Eurasia e della Russia deve tornare al suo, a recuperare la rivoluzione che lo stalinismo ha consegnato alla borghesia e all’imperialismo.
Lo schiacciamento del fascista Putin, il dirigente delle truppe bianche controrivoluzionarie, significherebbe la sconfitta del guardiano degli affari del capitale finanziario e delle imprese imperialiste che hanno colonizzato tutte le repubbliche ex-sovietiche. E significherebbe anche recuperare la Grande Russia dallo sciacallo d’Eurasia e dalla sua cricca capitalista.
Una nuova marea di esplosioni rivoluzionarie proletarie non si ferma in Medio Oriente ne nel continente americano.
Contro la catastrofe capitalista l’unica via d’uscita è la lotta per la rivoluzione socialista internazionale, tutto il resto è il tradimento del riformismo e dei lacchè di sinistra dello stalinismo.
Viva la Quarta Internazionale!
Carlos Munzer
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/enero/estallido-revolucion.html
7 gennaio 2022: Le masse prendono le armerie dell’Esercito… adesso cadono le statue dei carnefici delle masse popolari
Viva la nuova instaurazione delle Repubbliche Sovietiche Musulmane sotto le insegne e il programma della Terza Internazionale di Lenin e Trotsky!
Contro le truppe bianche controrivoluzionarie di Putin, il guardiano degli affari dell’imperialismo in Eurasia: viva i consigli operai armati del Kazakistan!
26 morti tra la prima linea di combattimento delle masse e 3.000 detenuti.
18 poliziotti repressori morti e 748 feriti!
Onore ai martiri della rivoluzione!
Morte alla controrivoluzione!
Il Partito Comunista di Russia ha condannato la sollevazione dei lavoratori del Kazakistan dicendo che sono “preoccupati” perché è “spinta dall’imperialismo”. Canaglie e miserabili!
Voi banditi stalinisti siete quelli che hanno consegnato l’ex URSS all’imperialismo e siete i suoi soci in tutti gli affari.
Voi milionari, uomini d’affari e dirigenti di Citibank e HP a Mosca siete i rappresentanti dell’imperialismo e della nuova classe capitalista.
Siete miserabili borghesi assassini delle masse popolari oppresse del mondo, servi della Germania imperialista che consegnate il gas siberiano all’Europa di Maastricht.
La nuova instaurazione della dittatura rivoluzionaria del proletariato sarà fatta al di sopra delle loro teste.
Per Tokayev e Putin: la sorte degli zar!
Un’anteprima: il momento del rovesciamento della statua che Nazarbayev, ex dittatore del Kazakistan per decenni, si era fatto costruire in vita.
Carlos Munzer
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/enero/masas-armerias.html
10 gennaio 2022: Difendiamo la sollevazione delle masse del Kazakistan!
Dalla Russia, Andrey Sedov, corrispondente di “L’Organizzatore Operaio Internazionale”
La sollevazione in Kazakistan ha un marcato carattere di classe ed è stata provocata dalla difficilissima situazione della classe operaia, alla quale la mafia stalinista-capitalista governante di Nazarbayev continua a rubare con l’aumento dell’età pensionabile, l’aumento esplosivo dei prezzi, bassi salari e un regime di polizia molto brutale. I lavoratori in Kazakistan, tuttavia, hanno un carattere più combattivo rispetto a quelli negli stati vicini dell’ex “Unione” stalinista e hanno esperienza nella lotta contro il regime (Zhanaozen 2011).
Putin e i suoi scagnozzi della OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) hanno molta paura di tali esplosioni di rabbia spontanea degli oppressi, perciò l’intervento è arrivato immediatamente. Il Terrore Bianco, e forse l’annessione di alcune parti del Kazakistan, sono ora le principali minacce per le masse locali.
Naturalmente, molti asini di pseudo-sinistra e stalinisti-cento-neri (fascio-stalinisti, ndTrad.) come Zyuganov (il partito “comunista” ufficiale della Federazione Russa) stanno dicendo sciocchezze, definendo la sollevazione una “cospirazione” degli imperialisti. Questa è una totale sciocchezza, poiché il regime di Nazarbayev è uno dei più filo-imperialisti dell’Asia centrale. Organizzazioni di sinistra, come cliffisti, grantisti e anarchici, hanno appoggiato la sollevazione e hanno portato avanti azioni individuali di solidarietà, il che ha significato che sono stati tutti arrestati.
Tuttavia, penso che ci sia stato un salto di qualità nella lotta di classe nello spazio dell’ex URSS. Il collasso del trentennale regime mafioso in Kazakistan è un’indicazione di cosa riserva il futuro per tutti i regimi simili.
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/enero/corresp-rusia.html
10 gennaio 2022: Le penurie inaudite delle masse hanno provocato una enorme sollevazione rivoluzionaria
Gli operai del petrolio, il battaglione più poderoso dell’insurrezione che ha scosso tutta l’Eurasia
Putin, come gendarme dell’imperialismo nella regione, con le sue centurie nere fasciste cerca di schiacciare l’insurrezione
In Kazakistan è cominciata una sollevazione di massa che in sei giorni non solo ha fatto abrogare la legge sull’aumento tariffario del prezzo del carburante, ma ha anche scosso il regime degli oligarchi del Paese e della regione, e l’imperialismo.
Nelle principali città di questo ex Stato operaio, le masse hanno marciato contro le istituzioni dell’odiato regime ereditato dalla restaurazione capitalista, che giustamente identificano come causa dei loro patimenti.
Le proteste sono iniziate il 2 gennaio con uno sciopero dei lavoratori petroliferi di Zhanaoen, nella provincia di Mangystau, dove 10 anni fa ci fu il grande sciopero operaio che durò più di 7 mesi, con occupazioni degli impianti e della piazza principale del paese, che si concluse con una feroce repressione e l’assassinio di decine di lavoratori e centinaia di feriti, conosciuta come il Massacro di Zhanaoen. Ora, come 10 anni fa, i lavoratori hanno giocato un ruolo decisivo nell’organizzazione e nella grandezza degli scioperi e delle mobilitazioni che si sono rapidamente diffuse in tutto il Paese in 24 ore con insurrezioni locali, aprendo una fase insurrezionale che minacciava di creare un doppio potere e rovesciare il regime. Il 3 gennaio lo sciopero generale si è esteso a tutta la regione di Mangystau e anche ad Aetyrau. Il 4 gennaio, gli operai petroliferi di Tengizchenroil, Aktobe, Kazakistan occidentale e Kyzylorda si sono uniti allo sciopero, insieme ai minatori di Arcelor MittalTemirtau della regione di Karaganda. Tra il 4 e il 5 gennaio lo sciopero a oltranza è stato dichiarato in tutto il Paese. È stato un vero e proprio sciopero generale rivoluzionario che ha paralizzato il Paese con lotte nelle strade, affrontando la polizia, assaltando le stazioni di polizia e armandosi, spaccando l’esercito e attaccando le istituzioni dell’odiato regime. Si è trasformato in un’insurrezione nazionale che ha avuto la sua testa ad Alma Ata dove sono state prese le armi, attaccando l’ufficio del sindaco, l’ex palazzo del Parlamento nazionale, la sede del KNB (ex KGB), la sede del partito di governo e l’aeroporto principale, che dopo gli scontri con la polizia assassina è passato sotto il controllo delle masse insorte. Le masse volevano la caduta del regime.
L’aumento del carburante (gas liquefatto (GPL) che il 1° gennaio ha raddoppiato il suo prezzo a Zhanaozen passando da 50 tenge (0,10€) a 120 tenge (0,25€) è stato l’innesco, la scintilla che ha acceso la rabbia per le penurie patite dalle masse mentre gli oligarchi che con la restaurazione capitalista hanno rubato tutte le proprietà e le ricchezze che appartenevano alle masse popolari, non smettono di arricchirsi con il saccheggio della nazione associati agli oligarchi russi e all’imperialismo. Tant’è vero che 162 persone posseggono il 55% della ricchezza totale del Paese e ha cinque miliardari nella lista dei miliardari del mondo di Forbes.
Il Kazakistan è un Paese ricco di risorse. Ha il 40% della produzione mondiale di uranio, che dal 2009 è per lo più nelle mani del gruppo imprenditoriale francese Areva (attraverso la creazione di una impresa comune con il governo kazako, Ifastar). Chevron ed Exxon estraggono 1,7 milioni di barili di petrolio al giorno che riforniscono l’Europa (è il 12° produttore mondiale), attraverso i porti russi. È il 29° produttore mondiale di gas naturale (22,8 miliardi di m³ all’anno) e il 18° esportatore mondiale (11,5 miliardi di m³ all’anno). È il 10° produttore di carbone (111,1 milioni di tonnellate). È il 10° produttore mondiale di oro e antimonio; 9° produttore mondiale di bauxite e zinco; 11° produttore mondiale di rame; 3° produttore mondiale di cromo; 12° produttore mondiale di minerale di ferro e piombo; oltre a produrre manganese, fosfato, bismuto e zolfo
In Kazakistan, come in Siria, in Iran e in tutto il Medio Oriente, dove si trova la maggiore concentrazione di petrolio del mondo, c’è un poderoso proletariato nell’industria petrolifera e industrie collegate come l’edilizia, l’estrazione mineraria e l’industria siderurgica che si sono sviluppate legate allo sfruttamento del petrolio, per quanto pesi alla perfida sinistra social-imperialista mondiale traditrice che non si è stancata di accusare di essere barbari e popoli arretrati i lavoratori che sono stati protagonisti della catena di rivoluzioni del Maghreb e del Medio Oriente che chiamavano cinicamente la “primavera araba”.
La maggior parte della popolazione del Kazakistan sono operai. Di fatto molte città infatti sono state fondate come luogo di residenza dei lavoratori che andavano a lavorare nei giacimenti petroliferi e sono vere e proprie città operaie. Grandi imprese minerarie come Glencore, Rio Tinto, Iluka Resources, Central Asia Metals Plc, ArevaSa, Russian Copper Company, operano in Kazakistan e la sola Arcelor Mittal ha più di trentamila operai (nell’impianto siderurgico di Temirtau, Karaganda ne impiega quattordicimila e gli altri nelle miniere di minerale di ferro e di carbone in tutta la regione).
Tuttavia, a questo poderoso proletariato che produce queste enormi ricchezze, non rimane nulla. L’imperialismo saccheggia la nazione. I lavoratori, che sono la stragrande maggioranza dei 19 milioni di abitanti kazaki, hanno bassissimi livelli di vita, con un salario minimo che non raggiunge i 100 dollari al mese e gli operai petroliferi non guadagnano più di 500 dollari al mese. La metà della popolazione vive in città e paesi lontani dai centri urbani e quasi senza accesso ai servizi pubblici di base.
Il poderoso proletariato del Kazakistan, in un decennio di dure lotte economiche, ha forgiato il suo odio contro il regime e il governo di Nazarbayev e il fantoccio Tokayev
Gli operai kazaki hanno combattuto contro un regime dispotico e sanguinario, come quelli di Pinochet, Franco o Videla, ma diretto dagli sciacalli usciti dai vecchi partiti stalinisti che si impossessarono, sotto la minaccia delle armi, delle imprese e delle proprietà che erano dello stato operaio, in società con tutto l’imperialismo, per essere gestori e prestanome dei suoi affari.
Nel 2011, 2019 e 2020, gli operai dell’industria sono stati protagonisti di grandi lotte economiche, che sono state vere lotte antimperialiste, perché sapevano di essere loro a produrre quell’enorme ricchezza che viene saccheggiata dalle grandi imprese imperialiste e dai loro soci minori del regime assassino del Kazakistan. Sanno che il loro lavoro produce quelle enormi ricchezze, e si rifiutano di farlo per un salario da fame.
In quelle lotte duramente represse, senza il diritto nemmeno di avere i propri sindacati, con i loro migliori lottatori assassinati e perseguitati, la classe operaia del Kazakistan ha approfondito il proprio odio contro il regime assassino e il governo di Nazarbayev (che è stato presidente per più di 30 anni) e il suo burattino, l’attuale presidente Tokayev.
Queste sono le terribili condizioni che hanno plasmato l’attuale situazione in Kazakistan e il coraggio del suo agguerrito proletariato industriale.
Il gendarme dell’imperialismo Putin interviene per impedire lo sviluppo della rivoluzione e salvaguardare così gli interessi del suo padrone imperialista
Come abbiamo affermato, uno sciopero generale rivoluzionario che rivendicava la caduta del dittatore, ha coinvolto tutto il Kazakistan. La prima cosa che ha fatto il presidente Tokayev è stato un tentativo di negoziare: ha abrogato l’aumento e ha consegnato i capi dei personaggi più odiati del regime come Nazarbayev, il primo ministro e tutto il suo gabinetto, e il capo del Comitato di sicurezza (servizi di intelligence) Karim Masimov che è stato persino arrestato. Ma questo non era sufficiente, perché non si trattava più solo del prezzo del carburante.
Il governo era rimasto in crisi e le masse volevano tutto. Cominciava ad sorgere un embrione di milizia operaia e il pericolo per la borghesia che sorgesse un doppio potere armato dei soviet degli operai e dei soldati, cioè che tornasse la repubblica operaia del Kazakistan, espropriando l’imperialismo. Vedere gli operai armati parlare il linguaggio della rivoluzione in un’ex repubblica sovietica, ha gelato il sangue all’imperialismo e alla borghesia mondiale. È che la borghesia sa bene di cosa si tratta, grida ancora che gli operai lì hanno fatto rotolare la testa dello zar e dei suoi figli, espropriandole un terzo del pianeta. Lì, sotto la direzione della Terza Internazionale Rivoluzionaria e del partito bolscevico, la classe operaia conquistò le sue rivendicazioni, inclusa la sua nazione, e mise in piedi l’URSS, con il trionfo della rivoluzione proletaria nel 1917. Quell’enorme conquista che fu l’URSS andò perduta per mano dello stalinismo che ha consegnato gli ex stati operai, e si è riciclato in una nuova borghesia che sotto il suo stivale opprime con regimi dittatoriali e terrore bianco gli operai per garantire gli affari dell’imperialismo.
L’insurrezione che cominciava minacciava di spazzare via il regime assassino, il governo e di non lasciare pietra su pietra del dominio dell’imperialismo e della borghesia in Kazakistan, con i metodi della guerra civile e del doppio potere delle masse che cominciavano ad armarsi prendendo gli arsenali dell’esercito.
E ciò minacciava la proprietà di tutti i capitalisti e dell’imperialismo nella regione. Per questo rapidamente le potenze imperialiste hanno condannato l’insurrezione e hanno inviato il loro cane fascista Putin, il gendarme dell’imperialismo in Eurasia e guardiano della proprietà delle multinazionali nella regione, con 2.500 soldati, camion e carri armati, a massacrare, lasciando centinaia di morti nelle strade del Kazakistan, e migliaia di prigionieri politici, per affogare nel sangue la sollevazione degli operai in questo ex Stato operaio e a schiacciare le masse riprendendo tutte le province in insorte.
Ma l’ultima parola non è stata ancora detta… I patimenti degli operai del Kazakistan sono gli stesse dei loro fratelli nei Paesi dell’Eurasia e della Russia in particolare.
IL KAZAKISTAN È ROTTA DEL COMMERCIO DI CINA E RUSSIA… UNIRÀ ANCHE LA ROTTA DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA CHE SPAZZERÀ I GOVERNI CONTRORIVOLUZIONARI BORGHESI DI PECHINO E MOSCA, STRISCIATI FUORI DALLE VISCERE DEL TRADIMENTO OPERATO DAL FLAGELLO STALINISTA.
Nadia Briante ed Eva Guerrero
Per il comitato di redazione dell’Organizzatore Operaio Internazionale
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/enero/corresp-nadia-eva.html
18 febbraio 2022: Gli agguerriti operai petroliferi tornano alla lotta
Per un salario dignitoso!
Contro la precarizzazione lavorativa!
Per la libertà dei prigionieri politici del regime infame e delle truppe torturatrici di Putin!
Informativa dalla città di Zhanaozen, capitale della sollevazione operaia in Kazakistan:
“Radio Azattyk – 18 febbraio 2022
Comincia il nuovo sciopero dei lavoratori petroliferi in Kazakistan
Il 15 febbraio, nella città kazaka di Zhanaozen, dove a gennaio sono cominciate le proteste di massa, i lavoratori della impresa petrolifera Ozenmunaigas si sono dichiarati in sciopero. Hanno presentato rivendicazioni politiche e sociali alle autorità.
I manifestanti si sono radunati sul terreno della stazione degli autobus, da dove di solito vengono trasportati ai giacimenti petroliferi. Oltre agli aumenti salariali, esigono che le autorità smettano di torturare e liberino immediatamente i partecipanti alle manifestazioni di gennaio detenuti.
Uno degli oratori era Orazbai Tursynbai, dirigente dello sciopero dei lavoratori petroliferi del 2011.
“Siamo rattristati dal fatto che la manifestazione pacifica cominciata a Zhanaozen e in varie regioni del Kazakistan si sia trasformata in una tragedia. Le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime. I detenuti non sono terroristi, esigiamo che la tortura venga fermata e che vengano liberati! Esigiamo dalle autorità di attuare riforme politiche. Tuttavia, ripudiamo tutto ciò che è vecchio e anchilosato”. Sono necessari nuovi cambiamenti, ha detto.
I lavoratori di tutti i dipartimenti di Ozenmunaigas hanno avanzato rivendicazioni
Gli elettricisti e i saldatori di Ozenmunaigas hanno avanzato rivendicazioni simili. Dicono che il lavoro nei giacimenti petroliferi dipenda anche dal loro lavoro, ma il loro salario è inferiore a quello degli altri lavoratori. “Stiamo chiedendo che il nostro salario per un settimana lavorativa di sette giorni sia uguale a quello dei lavoratori petroliferi, aumentandolo del 50%”, dicono gli elettricisti.
Ozenmunaigas, uno dei maggiori produttori di petrolio e gas nella regione di Mangistau, sta sviluppando i giacimenti di Uzen e Karamandybas. L’impresa dispone di 16 divisioni strutturali e produttive. L’impresa impiega più di novemila persone.
Ora i lavoratori di altre tre imprese sono in sciopero a Zhanaozen
Dall’inizio di febbraio ci sono state proteste nella regione di Mangistau che rivendicano posti di lavoro, salari più alti e migliori condizioni di lavoro. Dopo il soddisfacimento parziale o totale delle rivendicazioni, i lavoratori di alcune aziende hanno interrotto la protesta.
Le proteste sono scoppiate a Zhanaozen all’inizio di gennaio a seguito del forte aumento del costo del gas liquefatto, che alimenta la maggior parte delle automobili della regione. Inizialmente, i manifestanti esigevano una riduzione dei prezzi del carburante, poi sono emerse rivendicazioni politiche. Lo slogan popolare era “Shal, ket!” – “Vecchio, vattene!” – esigendo la rimozione di Nazarbayev dal potere.
Nel contesto delle proteste in varie città, principalmente ad Almaty, sono iniziati sommosse e devastazioni con l’uso delle armi. Le autorità kazake hanno affermato che non sono state organizzate da manifestanti, ma da alcuni terroristi addestrati dall’estero. Non hanno fornito prove convincenti a sostegno di questa affermazione.
Secondo i dati ufficiali, nei fatti di gennaio sono morte almeno 227 persone. Le autorità non hanno diffuso i nomi dei morti, nonostante gli appelli degli attivisti per i diritti umani affinché i nomi dei morti siano resi pubblici e siano fornite informazioni sulle circostanze della morte.
Durante e dopo i fatti di gennaio, migliaia di persone sono state arrestate, centinaia sono state poste sotto custodia con l’accusa di terrorismo, sommosse, furto di armi e altri reati. Molti degli arrestati hanno affermato di essere stati sottoposti a gravi torture in custodia.
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/febrero/decla-huelga-petroleros-feb2022.html
19 febbraio 2022: Le lotte operaie si generalizzano in Kazakistan
Nonostante l’intervento controrivoluzionario di Putin a difesa delle imprese petrolifere imperialiste, le masse kazake si lanciano nuovamente in battaglia
SCIOPERO GENERALE RIVOLUZIONARIO!
LE MASSE POPOLARI VOGLIONO LA CADUTA DEL REGIME!
Il 15 febbraio i lavoratori petroliferi di Ozenmunaigas a Zhanaozen, culla della sollevazione rivoluzionaria del gennaio di quest’anno, sono tornati a dichiararsi in scioperato. Reclamano l’aumento del salario e l’immediata libertà e cessazione delle tortura dei lavoratori arrestati nei giorni di gennaio, nonché la fine di ogni persecuzione.
Orazbai Tursynbai, dirigente dello sciopero dei lavoratori petroliferi del 2011, ha dichiarato nell’assemblea dei lavoratori in lotta: “Siamo rattristati dal fatto che la manifestazione pacifica cominciata a Zhanaozen e in varie regioni del Kazakistan si sia trasformata in una tragedia. Le nostre condoglianze alle famiglie delle vittime. I detenuti non sono terroristi, esigiamo che la tortura venga fermata e che vengano liberati! Esigiamo dalle autorità di attuare riforme politiche. Tuttavia, ripudiamo tutto ciò che è vecchio e anchilosato. Sono necessarie nuovi cambiamenti”.
Allo stesso modo si sono uniti allo sciopero gli elettricisti e saldatori di Ozenmunaigas, denunciando che sebbene il lavoro nei giacimenti petroliferi dipenda anche dal loro lavoro, ricevono salari più bassi. Anche i lavoratori disoccupati si sono uniti alle azioni di protesta e hanno presentato le loro rivendicazioni di lavoro dignitoso.
Si sono rapidamente uniti i lavoratori dei servizi pubblici, autisti di camion, e lavoratori petroliferi di altri giacimenti come Kalamkas, Buzachi, Zhetybay e lavoratori delle imprese di servizi dei giacimenti petroliferi di Aktau che affrontano la precarizzazione e l’esternalizzazione del lavoro. I perforatori di Burgylau LLP, in sciopero dal 9 febbraio esigono la nazionalizzazione della loro impresa, caduta nelle mani dell’oligarca e genero del deposto presidente Nazarbayev, Timur Kulibayev.
I lavoratori del commercio, i ferrovieri della KTZh (Ferrovie del Kazakistan), i lavoratori municipali della Tazalyk LLP e di altre imprese, esigono un aumento del salario dal 50 al 100%, e assicurano che scioperano se le loro rivendicazioni non saranno accolte.
Affinché i lavoratori del Kazakistan abbiano pane, lavoro e salari dignitosi: bisogna espropriare senza indennizzo e sotto il controllo operaio le imprese, l’industria e le risorse naturali che sono state rubate dagli ex burocrati diventati la nuova classe possidente, che ha consegnato l’ex-URSS all’imperialismo! Bisogna espropriare senza indennizzo e sotto controllo operaio British Petroleum, Exxon, Chevron, ArcelorMittal e tutte le imprese e le banche imperialiste che rubano la ricchezza della nazione!
Libertà immediata e incondizionata di tutti i lavoratori arrestati nelle mobilitazioni! Basta torture! Per tribunali operai e popolari per giudicare e punire gli assassini delle masse popolari!
Fuori Tokaev, il successore di Nazarbayev! Le masse popolari vogliono la caduta del regime!
Fuori le truppe russe dal Kazakistan! Scioglimento della casta degli assassini ufficiali dell’esercito, lacchè dell’imperialismo!
Per un Kazakistan sovietico di operai e soldati rossi, senza dittatori né capitalisti!
Per una Federazione delle Repubbliche Sovietiche dell’Eurasia!
Nelle ex repubbliche sovietiche non ci sono solo la Nato e Putin. C’È ANCHE LA CLASSE OPERAIA CHE LOTTA E COMBATTE. L’imperialismo e gli oligarchi come Putin, Tokayev, hanno il terrore della sollevazione delle masse degli ex-Stati operai. I lavoratori del Kazakistan segnano il cammino per fermare il massacro che minaccia la classe operaia ucraina.
qui l’originale spagnolo → http://www.flti-ci.org/kasajistan/2022/febrero/decla-luchas-obreras-feb2022.html