Costruiamo a partire dallo sciopero generale del 20 maggio il percorso per lo sciopero generale rivoluzionario in tutta Europa!
Per la sconfitta dell’invasione russa! Fuori la Nato!
Per un’Ucraina sovietica, operaia e indipendente, primo bastione della lotta per gli Stati Uniti Socialisti d’Europa!
Il presidente della repubblica nata dal tradimento della lotta rivoluzionaria dei partigiani che combatterono il nazifascismo dice che la pace si conquista con le armi. Dal capo delle forze armate della settima potenza imperialista mondiale, impegnata come cobelligerante de facto in Ucraina, non ci saremmo aspettati niente di meno. La frazione attualmente maggioritaria della borghesia italiana, legata all’apparato militare-industriale, ha interesse alla prosecuzione del conflitto. Tant’è vero che dopo 162688 (centosessantaduemilaseicentottantotto) morti di covid19, di cui mille nell’ultima settimana, senza contare i morti per la sofferenza del sistema sanitario nazionale, il suo comitato d’affari, che si riunisce a Palazzo Chigi, non ripristina i trentotto miliardi di euro di tagli alla spesa sanitaria del periodo 2010-2019, taglia ancora la spesa in istruzione e non migliora il trasporto pubblico locale ma continua, sulla scia di tutti i comitati d’affari precedenti, compresi quelli del sedicente “avvocato del popolo”, ad aumentare la spesa militare dai 21 del 2018, ai 25 odierni, fino ai 38 miliardi all’anno approvati con soli 19 voti contrari alla Camera lo scorso 18 marzo.
Quelli che per una vita hanno mal digerito o proprio osteggiato il 25 aprile, tentano di appropriarsene e di innalzare a salvatore d’Ucraina e d’Europa un reazionario elogiatore di nazisti e miserabile servo della borghesia che preferisce vedere massacrati anziché armati i proletari ucraini, temendo che quelle armi siano rivolte contro lui e la borghesia asservita all’imperialismo di cui è agente.
Quelli che per una vita hanno festeggiato e osannato acriticamente il 25 aprile, tentano di riciclarlo elevando a liberatore d’Ucraina e d’Europa un fascista cliente di mercenari nazisti e paranoico ex-KGB, che manda al macello la gioventù e i riservisti di quella che fu l’Urss, per ricontrattare una migliore remunerazione dei propri ultradecennali servigi di carnefice per conto dell’imperialismo Usa e UE dei proletari euroasiatici in rivolta, ora che Washington di lui non ha più bisogno.
Poi c’è la schiacciante maggioranza di chi, contrario alla corsa al riarmo, da una trentina d’anni almeno, fatica sempre di più ad arrivare alla quarta settimana e sempre più spesso, negli ultimi venti e passa anni, stenta ad arrivare alla terza e che se non è tra gli oltre mille lavoratori caduti all’anno nella operazione militare speciale (vedi TG2) di classe, portata avanti – con successo sempre maggiore negli ultimi quaranta e rotti anni – dal padronato nostrano contro operai e masse popolari della “repubblica fondata sul lavoro” (sic!), se è sopravvissuto alla pandemia capitalistica dell’ultimo biennio, si trova a fronteggiare un’inflazione al 7,6% (in crescita).
Un’inflazione alimentata dal rimbalzo dei prezzi energetici e dalla speculazione post covid19, a cui si aggiungono elementi più strettamente legati alla crisi capitalistica del clima, come la siccità in Brasile che ha portato il colosso latinoamericano ad acquisti maggiori di gas e petrolio per sopperire alla carenza di produzione idroelettrica. In questo quadro di abbozzo di uscita dalla crisi pandemica ma di pesantissimo restringimento dei mercati mondiali, si inserisce il tentativo dell’imperialismo Usa di ribadire la propria posizione di vincitore della seconda guerra mondiale, messa in discussione dall’asse franco-tedesco, motore dell’imperialismo dell’UE, che dopo aver consolidato il collegamento ferroviario con la fabbrica mondiale cinese, tentava di emancipare il proprio approvvigionamento energetico interno e come HUB europeo con l’imminente apertura del gasdotto Nord Stream 2 che, aggirando l’Ucraina, avrebbe tagliato fuori le multinazionali anglo-yankee dell’energia.
E infatti il Trump democratico, Biden, dopo aver ritirato in tutta fretta le truppe dal ventennale pantano afghano, nello scorso mese di agosto, ha iniziato il dispiegamento di truppe ai confini della Russia sotto forma di esercitazioni, alle quali il regime russo ha automaticamente risposto prima con la mobilitazione ai confini, e poi con l’invasione dell’Ucraina.
Oggi al sessantunesimo giorno di massacro di lavoratori e masse popolari in Ucraina, scatenato dal carnefice del Cremlino per conto dell’imperialismo Usa e Nato, ricordiamo che, settantasette anni fa, l’Italia fu uno dei fronti sui quali si infranse, venne deviata e ricondotta nell’alveo delle compatibilità capitalistiche democratico-borghesi, l’ondata rivoluzionaria europea partita dalla liberazione di Stalingrado.
La liberazione di Stalingrado fu opera dell’esercito di contadini e operai sovietici ricostruitosi dalle macerie dell’Armata Rossa di Trotsky, che aveva salvato la rivoluzione d’ottobre dall’assalto di quattordici imperialismi mondiali, per poi essere distrutta dallo sterminio di rivoluzionari portato avanti dallo stalinismo negli anni del Termidoro, allo scopo di difendere la sua esistenza di cricca parassitaria e l’utopia reazionaria della coesistenza pacifica con l’imperialismo.
Una esistenza parassitaria che l’estensione della rivoluzione a tutta l’Europa e al mondo avrebbe annientato e per tutelare la quale la casta burocratica (che trovò nell’illustre nullità georgiana il proprio campione prima durante e dopo la seconda guerra mondiale), costantemente sabotò, strangolò deviò ogni sollevazione rivoluzionaria nel mondo, assistita in ciò prima solo dalla socialdemocrazia sopravvissuta all’ignominia della conflagrazione della Seconda Internazionale, e del voto ai crediti di guerra della prima carneficina mondiale di proletari, e poi, nel secondo dopoguerra, anche da chi ha rinnegato nei fatti, prima che nelle parole, il trotskismo.
Un’estensione della rivoluzione all’Europa, e oltre, per fermare la quale lo stalinismo, dopo la liberazione di Berlino, bloccò l’avanzata dell’Armata Rossa per sedersi al tavolo della spartizione mondiale di Yalta; dando così modo all’imperialismo Usa di annichilire il già arreso Giappone a Hiroshima e Nagasaki e lanciare un criminale avvertimento al proletariato mondiale.
Durante il secondo dopo guerra, l’incubo atomico ha costituito la foglia di fico della reazionaria utopia della “coesistenza pacifica” con l’imperialismo, e quindi dell’opera di tradimento costante e continuo delle sollevazioni rivoluzionarie ad opera dello stalinismo e di chi ha rinnegato il trotskismo.
Oggi, si preparano a rispolverarlo quanti lavorano attivamente a impedire che la classe operaia delle metropoli imperialiste si ridesti dal proprio torpore, e faccia propria la lotta per porre fine al massacro della classe operaia e delle masse popolari dell’est e dell’ovest dell’Ucraina, della Russia, della Bielorussa, del Kazakistan e delle altre ex-repubbliche sovietiche che quando non vengono spinte al massacro nei primi bagliori della terza carneficina mondiale, nel centro geografico dell’Europa, vengono represse nel sangue dal guardiano moscovita degli affari delle multinazionali dell’energia, come a gennaio di quest’anno in Kazakistan e dal 2014 in collaborazione col regime di Kiev nel Donbass.
Mentre facciamo nostre le parole d’ordine del Collettivo per la Rifondazione della Quarta Internazionale – Frazione Leninista Troskista Internazionale:
- Per la sconfitta dell’invasione russa! Fuori la Nato!
- Sciopero generale rivoluzionario in tutta Europa!
- Per un’Ucraina sovietica, operaia e indipendente!
salutiamo positivamente l’appello di seguito e lavoriamo affinché se ne superino i limiti, che abbiamo già evidenziato pubblicandolo: