Dichiarazione del Collettivo per la Rifondazione della IV Internazionale (FLTI)
Il sistema capitalista imperialista mondiale è in una delle sue crisi e bancarotte più profonde, anche più di quella degli anni ’30 del secolo scorso. Dal 2008 è scoppiato un crac mondiale nei centri economici del potere imperialista, dove è venuto alla luce tutto il parassitismo del capitale finanziario.
I capitalisti hanno rubato e messo nelle loro tasche benefici, utilità e profitti che il lavoro umano non ha ancora prodotto. Dal 2008 e nelle crisi successive, più di 90 mila miliardi di dollari sono svaniti nell’economia mondiale, hanno lasciato il processo produttivo e sono finiti nelle tasche dell’1% dei parassiti che vivono dei dividendi delle loro azioni a spese della fame e della miseria di miliardi di schiavi e del saccheggio dei popoli oppressi.
Loro, dalle city di Londra, Wall Street, Parigi, Francoforte… hanno creato e ricreato titoli ipotecari e obbligazionari fittizi che già non hanno controvalore nelle tesorerie degli Stati che essi stessi hanno fatto fallire. Hanno accumulato valori dei futures sulle materie prime senza alcun supporto. Hanno estratto superprofitti da prestiti allo 0% di interesse e lungi dall’investirli nel processo produttivo li hanno messi come profitti nelle loro tasche: parassiti!
I maggiori investimenti degli Stati imperialisti e i “sussidi” alle imprese sono nell’industria bellica. L’intelligenza artificiale, la robotica, le comunicazioni, sono solo prodotti rivolti al ramo civile di pesanti regalie degli Stati all’industria militare. Il sistema capitalista in decomposizione sviluppa forze distruttive. Hanno riempito il pianeta di armi e di migliaia di bombe nucleari che, senza dubbio, cercheranno un mercato per la loro collocazione e vendita che non è altro che quello della GUERRA. Questa è l’impresa capitalista più importante di quest’epoca.
Siamo di fronte a un sistema perverso che sta portando alla disperazione le grandi masse lavoratrici del mondo e la civiltà alla barbarie.
In questo 1° Maggio:
le condizioni attuali per le masse sono ancora più gravi e crudeli di quelle che spinsero i lavoratori del mondo in grandi lotte di classe internazionali alla fine del diciannovesimo secolo per la giornata di 8 ore.
Più di 262 milioni di migranti marciano in tutto il mondo cercando un luogo dove sopravvivere. Si accalcano ai confini dell’Europa, morendo come animali nel Mediterraneo, che si è trasformato nella tomba dei paria del ventunesimo secolo. Hanno eretto muri ed espulso genitori e intere famiglie dagli USA, lasciando in prigione i loro figli nati lì. Altri milioni di migranti cercano dove sopravvivere in Africa, vagano in America Latina, come succede ora alle frontiere militarizzate del Cile e del Perù, e sono usati come manodopera schiava dalle codarde e super-sfruttatrici borghesie native. In Cina, India, Indonesia, Vietnam… hanno stipato milioni di operai in fabbriche-carcere che avrebbe invidiato lo stesso Hitler.
I vari cicli della crisi hanno lasciato più di 800 milioni di disoccupati o sottoccupati. Se all’inizio del diciannovesimo secolo era la classe operaia a paralizzare e spesso distruggere le macchine, vedendole come la causa della loro schiavitù, mentre scopriva, come ha fatto, che il suo nemico e carnefice erano i capitalisti, ora, in quest’epoca di assoluta decadenza di questo sistema putrido, sono i parassiti capitalisti e i banchieri imperialisti che paralizzano e distruggono le macchine. Questi sono un peso, già insopportabile, per la civiltà stessa.
In questo 1° Maggio:
noi socialisti rivoluzionari affermiamo che, di fronte alla situazione di decomposizione e bancarotta del sistema capitalista, la classe operaia e le grandi masse sfruttate non possono più elevare il loro tenore di vita, né tanto meno realizzare nuove conquiste, senza distruggere e gettare nella pattumiera della storia questo modo di produzione irrazionale. La classe operaia non può nemmeno sopravvivere se non torna a provarci, se non torna a conquista la vittoria della rivoluzione socialista, in prima luogo, nei Paesi imperialisti centrali, senza organizzare e pianificare le forze produttive a livello mondiale. Questo è ciò per cui i Martiri di Chicago e milioni di lavoratori hanno combattuto e sono morti in decenni di lotte.
La verità è evidente. Contrariamente a quanto sostengono i riformisti, le burocrazie sindacali e i partiti che si definiscono operai, ma sono agenti del capitale: qualsiasi conquista che possiamo ottenere, prodotto di grandi lotte, se la classe operaia non prende il potere, è una conquista persa. Questa è la verità.
Pertanto, questo 1° Maggio ci trova a lottare di nuovo, non solo per le 8 ore che abbiamo perso nella maggior parte del pianeta, ma anche per un lavoro dignitoso e persino per il cibo. Questo sistema capitalista non può più dare nemmeno una ciotola di riso ai suoi schiavi. È da molto tempo che merita di morire.
Sta distruggendo e separando dall’apparato produttivo la merce più preziosa del pianeta, quella che produce tutta la ricchezza esistente, che non è altro che la forza lavoro.
In questo 1° Maggio:
la sinistra riformista e le burocrazie sindacali che ogni giorno tradiscono le lotte operaie, organizzano eventi in commemorazione del 1° Maggio.
Ricordano una volta all’anno il “socialismo” e l'”internazionalismo militante”, quando ogni giorno dell’anno si trovano in ginocchio davanti agli Stati capitalisti e davanti a settori delle borghesie native, alla ricerca del “male minore”, con l’obiettivo, come dicono, di “espandere le democrazie in modo che la classe operaia possa migliorare il suo tenore di vita”. Per loro il socialismo è per le calende greche e per i “giorni di festa”.
Non ci stupisce. Gli stalinisti, i socialimperialisti e oggi i rinnegatori della IV Internazionale, vogliono nascondere alle masse proletarie del mondo che sono stati loro, direttamente, come ha fatto lo stalinismo, associandosi all’imperialismo (o fungendo da “scudo protettivo” gli altri), i traditori e i Giuda che hanno consegnato le conquiste della presa del potere da parte delle masse nel ventesimo secolo. Ieri lo hanno fatto nell’ex URSS, in Cina, in Vietnam… e ora lo fanno manganellando e incarcerando gli operai affamati di Cuba, per consegnarla ai nuovi capitalisti dell’isola. Nel mezzo del fallimento del sistema capitalista mondiale hanno lanciato il grido di guerra che “il socialismo non va più”, riempiendo le loro tasche di dollari come nuovi ricchi associati alle multinazionali imperialiste.
E ora, a due decenni dall’inizio del ventunesimo secolo, i nuovi e vecchi riformisti sdentati, si lamentano della “crisi di soggettività” delle masse e della “mancanza di prospettiva socialista”. Dicono che staremmo in una “nuova epoca” di “restaurazione capitalista” in questo secolo oscuro. Lo dicono quelli che coprono coloro i quali hanno liquidato una ad una le conquiste della classe operaia mondiale e tradiscono ciascuna delle sue lotte rivoluzionarie.
Parliamo chiaro. Hanno svenduto l’ex URSS, una delle maggiori fonti di materie prime petrolifere e di gas del pianeta, il che ha permesso di sopravvivere e dare un respiro e sangue fresco alle vene sclerotiche dell’UE imperialista di Maastricht, collaborando in modo decisivo con l’asse franco-tedesco per istituire una divisione del lavoro in tutta Europa.
Loro, lo stalinismo, che ha consegnato il proletariato cinese al mercato capitalista mondiale in nome del “socialismo di mercato”. Hanno riempito la Cina di fabbriche sfruttatrici e multinazionali e hanno introdotto milioni di operai nel mercato mondiale con salari da fame, che hanno spinto verso il basso i salari del proletariato mondiale.
Questi traditori ci hanno parlato del “socialismo del XXI secolo” e hanno mantenuto il Venezuela totalmente sottomesso al FMI e al saccheggio imperialista, lasciando milioni di persone affamate che oggi migrano in tutto il continente americano.
Loro, la burocrazia castrista diventata una nuova borghesia, hanno inflitto alla classe operaia latinoamericana uno dei colpi più duri, consegnando la Cuba operaia e contadina all’imperialismo.
Voi, signori dirigenti, in nome del “socialismo” e della “lotta antimperialista” avete coperto il massacro e uno dei più grandi genocidi contro gli sfruttati, sterminati dagli assassini Al Assad e Putin, che hanno schiacciato la rivoluzione siriana facendo il “lavoro sporco” per tutte le potenze imperialiste. Hanno dipinto come “socialisti” i più grandi persecutori della classe operaia mondiale.
Voi, burocrati sindacali e stalinisti, vi siete presi la responsabilità di deviare, tradire e sottomettere ai suoi carnefici ciascuna delle lotte rivoluzionarie che la classe operaia ha condotto vostro malgrado, nel XXI secolo.
È a causa di tutti voi che si sostiene e non è ancora caduto questo putrido sistema capitalista, per abbattere il quale hanno versato eroicamente il loro sangue e dato le loro vite i Martiri di Chicago e milioni di operai del mondo.
In questo 1° Maggio:
noi socialisti rivoluzionari, militanti della IV Internazionale, denunciamo voi, “signori dirigenti”; voi che molto tempo fa avete negoziato il sangue dei Martiri di Chicago e liquidato una ad una le conquiste del proletariato internazionale.
Affermiamo che la crisi della classe operaia è la sovrabbondanza di direzioni traditrici, comprate dal capitale parassitario per sostenersi nella storia.
Nonostante l’offensiva del sistema capitalista e dei suoi regimi e governi…
Nonostante mille e uno tradimenti…
La classe operaia mondiale dà battaglia
La Francia sta bruciando!
È giunto prima il “Maggio a Parigi”!
“La primavera rivoluzionaria sta arrivando”!
Con queste dichiarazioni e appelli, la coraggiosa e combattiva classe operaia di Francia riceverà questo 1° Maggio. Gli occhi del proletariato europeo e mondiale guardano a questa offensiva rivoluzionaria della classe operaia di un Paese imperialista, come ieri ha fatto con le rivolte dei lavoratori degli USA in difesa del popolo nero, contro Wall Street e i suprematisti bianchi.
La classe operaia dei Paesi centrali detiene la chiave per la vittoria delle sollevazioni di milioni di schiavi delle colonie e semi-colonie.
Da tre mesi la classe operaia francese è in uno stato di insorgenza. La lotta in difesa delle loro pensioni si è trasformata in una lotta politica di massa che, negli scontri quotidiani con la polizia, si batte per sconfiggere nelle strade il governo Macron e l’intera impalcatura controrivoluzionaria della V Repubblica imperialista.
Come nel maggio ’68, le lotte della classe operaia francese rimettono all’ordine del giorno l’eroica Comune di Parigi del 1871, quando il giovane proletariato mondiale dimostrava di poter prendere la cittadella del potere nelle sue mani.
Le borghesie imperialiste hanno gettato tutto il fallimento delle loro banche e il loro capitale finanziario sulle spalle dei loro lavoratori in modo che siano loro a pagare per le loro crisi e le loro perdite.
La classe operaia francese è l’avanguardia delle enormi lotte di classe con cui il proletariato dei Paesi imperialisti di Maastricht si sta risvegliando.
Enormi scioperi dei trasporti si svolgono in Inghilterra. La mobilitazione dei lavoratori della sanità, dei trasporti pubblici e dell’intera amministrazione statale in Germania mette all’angolo questa borghesia imperialista canaglia.
Si lotta nelle ex repubbliche sovietiche, oggi colonizzate dall’imperialismo.
Dall’Europa orientale sono iniziate le ribellioni della classe operaia delle ex repubbliche sovietiche. Le lotte di ieri in Georgia si stanno nuovamente intensificando nel Caucaso e in Armenia. Il potente proletariato petrolifero del Kazakistan è entrato nella lotta, insieme alla classe operaia della Bielorussia.
È stato lo sciacallo di Mosca, l’assassino controrivoluzionario Putin, che si è mosso per difendere gli affari dei capitalisti e dell’imperialismo in queste nazioni già colonizzate. Ieri lo ha fatto massacrando in Siria e oggi lo fa invadendo l’Ucraina, schiacciando le nazioni oppresse come ha fatto anche prima con il genocidio in Cecenia.
La classe operaia europea è sul piede di guerra e non si è arresa!
Dà battaglia!
La lotta delle masse del Medio Oriente: enormi energie rivoluzionarie, tradimenti crudeli
Tra sconfitte e massacri in Siria e Yemen e una nuova offensiva combattiva nella regione
Nonostante il massacro in Siria e Yemen, la classe operaia del Medio Oriente continua la sua offensiva contro il capitale e i regimi e i governi delle compagnie petrolifere imperialiste.
In quella regione, nella Siria martirizzata da Putin, Assad e gli yankee, in più di 600.000 sono stati uccisi e 11 milioni sono rifugiati. Un vero genocidio, che è culminato nella spartizione di quella nazione oppressa, mentre centinaia di migliaia di persone sono scomparse o torturate e detenute in carceri e campi di concentramento.
In Siria, come in Yemen o nella nazione palestinese, muoiono ogni giorno i Martiri di Chicago. Sono i settori più sfruttati del proletariato mondiale, che hanno “osato” sollevarsi contro i loro oppressori.
Il potente proletariato iraniano al centro della lotta degli operai del Medio Oriente
Ma quella lotta non è finita. In Iran, un enorme sciopero di tutti gli operai del petrolio, del gas e del settore petrolchimico, uno dei battaglioni chiave del proletariato mediorientale, ha preso la direzione della lotta contro il regime assassino della teocrazia iraniana. Combattono per il pane. Sollevano le rivendicazioni di tutti i settori oppressi, dei giovani, delle donne lavoratrici, dei contadini poveri e dei popoli oppressi in quella nazione.
Il movimento operaio iraniano ha già capito che se non sconfigge il regime infame, quelli in alto continueranno a vivere come re e quelli in basso come mendicanti.
Anche in Libano si lotta contro il ladrocinio del governo di Hezbollah alleato della arci-reazionaria borghesia maronita, lacchè dell’imperialismo. La classe operaia non si è ritirata né in Tunisia né in Algeria.
In Iraq le masse insurrezionali entrano nella cittadella del potere.
Una sollevazione rivoluzionaria gemella della rivolta degli sfruttati dello Sri Lanka.
In Iraq, le masse sfruttate hanno fatto molta strada. È uno dei Paesi con la più alta produzione di petrolio ed energia, non c’è elettricità per le abitazioni popolari o acqua… o pane. Un milione di morti lasciò l’invasione yankee. La classe operaia nordamericana e la resistenza irachena hanno cacciato l’invasore e ora gli sfruttati stanno andando a riprendersi ciò che è loro. Hanno preso la “Zona Verde” e la casa del governo. Le masse hanno fatto molta strada… Entrarono nella stessa cittadella del potere; ciò che a cui non si sono mai sognate di fare appello né la codarda borghesia autoctona né le direzioni traditrici delle organizzazioni operaie del mondo.
Le masse del Medio Oriente non si sono arrese. Nonostante enormi massacri e tradimenti, rimangono in una posizione offensiva. La lotta per gli Stati Socialisti Uniti del Maghreb e del Medio Oriente è l’unica via d’uscita dal genocidio e dal martirio delle masse della regione.
In Sri Lanka si sviluppa la lotta più avanzata contro il FMI e il saccheggio imperialista
Solo un paio di mesi fa, le masse operaie e popolari dello Sri Lanka, stanche del saccheggio del FMI e dei piani di fame del loro governo, hanno preso la cittadella del potere, hanno cacciato il presidente, si sono fatte selfie nel suo letto. Come abbiamo detto, la stessa cosa era accaduta in Iraq mesi prima.
Ecco fino a che punto si è spinta la classe operaia in questo assalto rivoluzionario. Ma il proletariato nella sua spontaneità non è né istruito né preparato, senza un partito rivoluzionario alla sua testa, a prendere il potere, a rimanere nella cittadella che avevano già preso, a conquistare la Comune con una rivoluzione vittoriosa di quelli in basso.
Gli sfruttati sono arrivati lì, finora, dove non hanno mai voluto le direzioni traditrici dei vecchi stalinisti riciclati, i rinnegatori del marxismo, i liquidatori del trotskismo e le nuove varianti di ogni tipo di riformismo.
In questo 1 ° maggio, la classe operaia nera rifiuta di essere schiavizzata
Oggi in Sudafrica si solleva contro i suoi carnefici dell’African National Congress, sostenuti da una nuova borghesia milionaria emersa dalle viscere del vecchio Partito Comunista Sudafricano.
Quel Paese è stato scosso da uno sciopero generale che ha messo all’ordine del giorno la caduta di Ramaphosa, il presidente della borghesia nera che gestisce gli affari delle multinazionali e dei proprietari della terra dei bianchi del vecchio apartheid. Il governo dell’ANC, sostenuto dalla borghesia nera schiavista e dallo stalinismo, attacca il suo stesso popolo e mette i lavoratori sudafricani contro le migliaia di migranti provenienti dallo Zimbabwe, dal Mozambico e da tutta l’Africa australe, dandogli la colpa della disoccupazione e della miseria… UNA INFAMIA! Sono le multinazionali e i loro politici corrotti che affondano la nazione!
La classe operaia del Sudafrica viene dal combattere nelle grandi miniere della AngloAmerican; con scioperi e lotte nelle strade che hanno ferito a morte il precedente governo di Zuma… I lavoratori dell’Africa australe sono alla testa della lotta dell’intero continente e insieme al proletariato nero degli USA, sono destinati ad essere l’avanguardia del proletariato di colore in tutto il pianeta. La lotta per le Repubbliche Nere operaie e contadine del Centro e Sud Africa è all’ordine del giorno.
Lotte di massa diffuse e offensiva antimperialista in America Latina
Enormi tradimenti e inganni del riformismo per allontanare le masse dalle strade
L’imperialismo alza già la frusta del fascismo
Negli ultimi anni, con scioperi generali rivoluzionari, enormi battaglie di barricate, insurrezioni spontanee, scontri con la soldataglia e la polizia assassina, si sono sollevati, paese per paese, milioni di sfruttati in America Latina.
Spogliata e saccheggiata dal FMI, dalle banche imperialiste e dalle multinazionali che espropriano le sue ricchezze, l’America Latina è stata portata alla prostrazione e le sue masse sfruttate a soffrire le peggiori sofferenze.
L’imperialismo yankee è entrato nel suo “cortile di casa”. Viene per minerali, gas, petrolio, litio, agroalimentare e tutte le fonti di materie prime. Nel mezzo della loro lotta con il resto delle potenze imperialiste dell’Europa di Maastricht, questo è ciò di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per disputare il loro dominio sul mercato mondiale e avanzare per ricolonizzare, come faranno con il sangue e il fuoco, la grande Cina e la Russia per uscire dalla loro bancarotta e crisi storica.
Per mantenere il loro dominio sul pianeta, gli yankee hanno prima bisogno del controllo politico e militare dei governi che sono i loro agenti diretti in America Latina. Hanno riempito il continente di basi militari in Cile, Colombia, Honduras, Perù e alcune segrete come in Paraguay. Hanno anche una base militare della NATO nelle Isole Malvine.
Ieri in Cile, Colombia, Ecuador, Bolivia e, come abbiamo visto di recente in Perù, la coraggiosa classe operaia e i contadini poveri dell’America Latina hanno messo alle strette e messo in crisi i governi dell’imperialismo nella regione.
I lavoratori dell’America Latina hanno trascinato il peso imposto loro da quella truffa della “Rivoluzione Bolivariana”, che ha finito per consegnare Cuba all’imperialismo, sottomettendo il Venezuela al FMI e lasciando la Bolivia nelle mani di un colpo di stato fascista, con Morales e i “bolivariani” che si sono arresi e sono fuggiti, lasciando le masse sottomesse ai peggiori massacri come a Senkata e Sacaba. Si sono arresi come Castillo ha fatto oggi di fronte al colpo di stato delle basi yankee e del Congresso fantoccio in Perù, mentre l’esercito e la polizia hanno ucciso più di 70 lavoratori e giovani ribelli, per garantire il rinnovo dei contratti di minerali e litio.
Nonostante questo e contro di esso, una seconda ondata di offensiva rivoluzionaria ha poi scosso il subcontinente negli ultimi anni. La più recente di queste lotte, come abbiamo detto, è stata condotta da operai e contadini peruviani. Prima, la Colombia ribelle presentava battaglia al regime delle basi militari. In Ecuador, il governo di Lenin Moreno fuggiva dalla capitale Quito, che fu presa da una rivolta di lavoratori e contadini. In Cile, Santiago bruciava come Parigi brucia oggi e, come in piazza Tahrir al Cairo in Egitto, la Plaza de la Dignidad e La Alameda erano occupate. Anche la classe operaia stava entrando nella lotta aperta contro Bolsonaro e il suo governo arci-reazionario in Brasile solo un anno fa. Nel frattempo, al grido di “Ora sì, guerra civile!”, i protagonisti del golpe fascista di Áñez e Camacho in Bolivia sono stati mandati alla discarica.
Le vecchie trappole dei fronti di collaborazione di classe e dei governi dello stalinismo e dei suoi nuovi partner ex-trotskisti per cacciare le masse dalle strade
Con i fronti di collaborazione di classe sostenuti dallo stalinismo, dalle burocrazie sindacali e appoggiati dai rinnegatori del trotskismo, con i “canti delle sirene”, tradendo le lotte e dividendo le offensive di massa, sottomettendo gli sfruttati alle truffe delle “Assemblee Costituenti” fantoccio, ai vicoli ciechi elettorali e di fronti con borghesi che si proclamavano “progressisti”… Ma fu solo a causa del tradimento e alla collaborazione di tutte le direzioni traditrici dei sindacati e del movimento contadino che queste trappole riuscirono ad imporsi temporaneamente.
Qua e là hanno fatto retrocedere gli attacchi delle masse. Hanno sottomesso gli sfruttati latinoamericani ai loro carnefici “democratici”, gli stessi che da tempo si erano inginocchiati vigliaccamente davanti ai fascisti, come Lula in Brasile o, come abbiamo già detto, Morales in Bolivia e lo stesso Castillo in Perù. Sono questi governi che continuano ad applicare e persino ad approfondire i piani di fame del FMI, come fa Petro in Colombia. Niente di diverso dal governo lacchè dell’imperialismo dei Fernandez in Argentina, che ha portato la classe operaia di quel Paese a penurie inaudite.
Nel frattempo l’imperialismo tiene la frusta in vetrina. Disciplina tutti i suoi agenti in modo che non pensino nemmeno di flirtare con il popolo o toccare i loro affari.
In Cile ha il suo esemplare studente Boric, che, sostenuto dallo stalinismo, ha militarizzato tutti i quartieri popolari e inviato truppe militari nel nord del Cile. Già prima era intervenuto militarmente nell’Araucanía. In questo momento, nuove truppe dell’esercito pinochetista si stanno avvicinando alle frontiere con il Perù. Lì, trattano già come “delinquenti”, da Santiago e da Lima, i lavoratori migranti che vogliono solo tornare alle loro case.
Così ha fatto la delinquente politica e repressiva Dina Boluarte in Perù. Ha militarizzato i confini con il Cile con la scusa di circondare alcune migliaia di migranti venezuelani e haitiani che, come abbiamo detto, vogliono solo tornare nei loro Paesi. Anche i paria di Haiti, un Paese sprofondato nella barbarie, occupato dall’ONU, che non è altro che un serbatoio di gente affamata, vogliono tornare.
La questione dei migranti non è altro che un pretesto. Dina Boluarte ha militarizzato tutti i confini del Perù con Bolivia, Ecuador, Brasile e Colombia e ha portato l’intero esercito nelle strade.
Questa volta la scusa con cui l’imperialismo e i suoi agenti in Cile, Perù e anche Bolivia si preparano a schiacciare i lavoratori migranti, non è che sono “terroristi”, come hanno detto in Medio Oriente, ma che sono… “delinquenti”. Non c’è dubbio che con questi preparativi militari controrivoluzionari tratteranno gli operai cileni e peruviani come trattano i loro fratelli oggi, gli operai del Venezuela e di Haiti ai loro confini.
Il governo “di sinistra” di Boric e il governo bonapartista controrivoluzionario di Dina devono portare le forze armate nelle strade affinché difendano il saccheggio di minerali come litio, rame e tutti gli affari dei banchieri imperialisti dalle masse che hanno “osato” sollevarsi contro i loro carnefici in azioni rivoluzionarie.
Noi socialisti rivoluzionari denunciamo i partiti riformisti, le burocrazie sindacali e coloro che in nome del trotskismo hanno sporcato le sue bandiere, sostenendo i Boric, i Petro, i Lula, gli Arce. Hanno sostenuto questi nuovi codardi governi filo-yankee delle borghesie native che usano le masse solo per contrattare per questo o quel vantaggio e valuta nei loro affari come soci minori dell’imperialismo.
Chiamiamo a rompere la sottomissione della classe operaia latinoamericana alle sue borghesie, regimi e governi nativi e a coordinare una lotta continentale per espellere l’imperialismo dall’America Latina.
I nostri alleati non sono questi governi di bugiardi e ingannatori del popolo, vestiti da “progressisti” mentre ricevono istruzioni dalle ambasciate nordamericane e dai centurioni delle basi yankee. I nostri alleati non sono né Sanders né Biden, soci a Wall Street negli stessi affari di Trump e della sua banda, ma nella classe operaia americana.
Viva l’unità e la lotta della classe operaia del continente americano!
Un’alternativa storica e attuale: socialismo o barbarie. Rivoluzione o guerra
Questo sistema malvagio si mantiene e sarà mantenuto solo dalla guerra. Il riformismo e le direzioni traditrici hanno il cinismo di mentire ai lavoratori sostenendo non solo che possono migliorare il loro tenore di vita senza sconfiggere il sistema con il trionfo della rivoluzione, ma hanno anche il coraggio di affermare che le potenze imperialiste in bancarotta “espandono il loro dominio con la democrazia”.
Questi dirigenti non vengono massacrati in Egitto o in Siria. Non sono schiavi in una fabbrica in Cina, Vietnam o India. Non fanno parte dei milioni di migranti che non hanno né democrazia né diritti nell’Europa imperialista di Maastricht, che costituiscono un settore chiave della classe operaia in quei Paesi. Non sono operai di Harlem. Non sono lavoratori schiacciati dall’esercito di Putin, né stanno morendo nell’Ucraina occupata dalle truppe bianche della Grande Russia controrivoluzionaria. La loro politica è un’infamia e un inganno.
Denunciamo:
In ogni processo rivoluzionario queste correnti mentono alle masse. Dicono loro che la rivoluzione non è iniziata, che sono “semplici sollevazioni impotenti”, quando in realtà sono enormi azioni indipendenti di massa che rompono le dighe e gli argini imposti dalla borghesia e dalle direzioni traditrici che non possono più controllarle come prima, né i ribelli sfruttati lo permettono.
Imbrogliano i lavoratori e i loro stessi militanti onesti. Vogliono far credere alla classe operaia che una rivoluzione è solo quella che trionfa e non come accade nella vita, che la maggior parte è tradita, sconfitta, deviata.
Perché tanta menzogna e giochi di parole? Perché per il marxismo rivoluzionario, quando iniziano azioni di massa indipendenti (come non cessa di accadere in decine di esplosioni rivoluzionarie), il compito centrale è quello di lottare per porre in piedi gli organismi di doppio potere armati dei lavoratori e degli sfruttati, sconfiggere le direzioni traditrici e aprire la strada alla vittoria della rivoluzione.
Non sono solo codardi politici; sono traditori agenti del nemico, che insieme alla borghesia chiudono la strada alle masse in modo che non impartiscano una dura lezione ai loro carnefici.
Così, nelle sollevazioni rivoluzionarie dell’America Latina hanno abortito ogni tentativo di coordinare le battaglie delle organizzazioni sindacali in lotta con la gioventù ribelle e con i lavoratori occupati o disoccupati e hanno separato la lotta della classe operaia dalle rivolte dei contadini poveri. Questo è il ruolo di queste direzioni.
Denunciamo:
Nelle guerre innalzano la bandiera della “pace” o si pongono direttamente sotto la disciplina militare della controrivoluzione. Hanno marciato con Assad e Putin massacrando centinaia di migliaia di operai siriani che hanno trattato come “terroristi”.
Li denunciamo perché marciano con i carri armati di Putin, il nuovo apprendista Zar, che oggi invade l’Ucraina per reclamare, con la sua spartizione, di continuare ad essere il custode degli affari dell’imperialismo in tutte le ex repubbliche sovietiche e nella stessa Russia, mentre si appropria di parte del territorio ucraino, come ha fatto prima con la Cecenia. con l’Ossezia del Sud, con la sua attuale invasione della Bielorussia, ecc.
Li denunciamo per aver abbandonato la lotta per l’indipendenza delle nazioni oppresse. Li denunciamo perché nascondono il fatto che quelli che muoiono nella guerra in Ucraina, quelli che impugnano le armi, quelli che cadono sotto le bombe di Putin, sono gli operai ucraini. Loro sono quelli che combattono nella guerra e che muoiono sui campi di battaglia della loro nazione occupata.
Denunciamo loro e coloro che si dichiarano “neutrali” per non sostenere incondizionatamente i giovani ribelli che si sollevano a Mosca per non entrare nell’esercito e per non andare a uccidere i loro fratelli in Ucraina.
Li denunciamo perché dicono alla classe operaia ucraina che sono “agenti della NATO” e che “combattono per essa”. Miserabili.
Queste correnti dicono al proletariato ucraino che non solo deve sconfiggere l’invasione di Putin, mentre deve necessariamente lottare per sconfiggere all’interno dell’Ucraina il governo dell’oligarchia di Zelensky; che nel mezzo della guerra prende nelle retrovie il salario e le conquiste dell’intera classe operaia. E oltre a questi compiti storici, queste direzioni esigono dai lavoratori ucraini, che affrontano uno degli eserciti più potenti del mondo che invade la loro nazione, che solo loro sconfiggano la NATO. Miserabili.
La NATO si sconfigge con l’unità della classe operaia ucraina e russa con l’intero proletariato europeo. Nella lotta dei lavoratori in Francia, Inghilterra, Germania è la sconfitta della NATO.
Voi, burocrazie sindacali e partiti socialimperialisti, siete quelli che sostengono Maastricht e la NATO, i loro governi e regimi di fronte all’odio delle masse che, come oggi, stanno incendiando Parigi.
Voi, lacchè dell’imperialismo europeo e della NATO, siete quelli che si rifiutano di coordinare le lotte della classe operaia in tutto il continente per schiacciare Maastricht e sconfiggere la macchina da guerra della NATO.
Voi avete detto ai lavoratori in Ucraina e in tutta Europa che una “Maastricht sociale” potrebbe essere costruita al servizio dei lavoratori. Cinici!
E oggi, tutti voi insieme lasciate la classe operaia ucraina da sola per essere massacrata dal gendarme degli affari dei capitalisti in Eurasia, il macellaio Putin, mentre l’imperialismo statunitense si frega le mani per poi ottenere la maggior parte del bottino.
Per l’unità della classe operaia europea dal Portogallo alle steppe russe! Per la sconfitta militare delle truppe controrivoluzionarie di Putin in Ucraina! Largo alla classe operaia e alla gioventù russa!
Per un’Ucraina sovietica, operaia e indipendente! Che l’URSS rivoluzionaria ritorni senza i suoi liquidatori, il flagello stalinista! Che muoiano gli “uomini d’affari rossi” e gli schiavisti di Pechino, organizzatori degli affari delle multinazionali e i più grandi carnefici della classe operaia del pianeta!
Né con la NATO degli yankee né con l’Europa di Maastricht dell’asse franco-tedesco! La Francia in fiamme deve recuperare e conquistare la Comune di Parigi! Per gli Stati Socialisti Uniti d’Europa!
Sotto le bandiere della Quarta Internazionale!
Dal Collettivo per la Rifondazione della Quarta Internazionale / FLTI chiamiamo in questo 1° Maggio i lavoratori del mondo a recuperare la più grande conquista che noi operai abbiamo avuto: per decenni e decenni la nostra lotta quotidiana è stata una lotta unitaria della classe operaia internazionale. È stato così, con l’internazionalismo militante, che abbiamo raggiunto tutte le nostre conquiste.
Sono stati la socialdemocrazia e lo stalinismo che, sottomettendoci ogni giorno nelle nostre lotte ai regimi e alle borghesie nazionali, hanno reso la nostra lotta impotente.
In ogni offensiva di massa, i lavoratori cercano di unirsi e coordinare le loro lotte anche a livello internazionale. È la mancanza di una direzione rivoluzionaria internazionalista che impedisce loro di ottenere tale conquista. Quale operaio europeo non cercherebbe di combattere a fianco e come la Francia in rivolta? Quale operaio nell’Ucraina invasa non vuole combattere con i suoi fratelli in Georgia, Kazakistan e Bielorussia che si stanno sollevando contro la bestia di Putin? Quale operaio cinese non cerca di lasciare la sua nazione-carcere, soggiogata dalla bestia borghese controrivoluzionaria del partito dei “padroni rossi” di Pechino? Quale operaio in America Latina non cerca di unire Plaza Dignidad con i lavoratori del Perù e della Colombia e con gli operai di Minneapolis che gridavano “Sciogliere la polizia!” e “Senza giustizia, non c’è pace!”?
Libertà ora per i prigionieri politici del mondo che si trovano nelle segrete dei regimi borghesi!
Libertà per i prigionieri siriani torturati! Libertà per i prigionieri iraniani, che a centinaia vengono portati al patibolo ogni giorno dalla teocrazia controrivoluzionaria dell’Iran! Libertà per gli eroici prigionieri palestinesi!
Libertà per i prigionieri baschi e i giovani anarchici detenuti nelle carceri della Grecia!
I lavoratori di tutto il mondo reclamano giustizia per i massacrati in Colombia, a Juliaca in Perù, a Senkata e Sacaba.
Libertà per i prigionieri delle sollevazioni di massa di Cile, Colombia, Perù!
Libertà agli operai cubani imprigionati che si sono ribellati contro la fame e la schiavitù imposte dagli “uomini d’affari rossi” che hanno consegnato l’isola al capitalismo!
Tutti loro sono il simbolo della lotta per la libertà di tutti i prigionieri politici del mondo. La nostra lotta è con loro oggi come lo è stata con i nostri eroi, i Martiri di Chicago.
Il capitalismo in bancarotta prepara solo nuove catastrofi per la classe operaia e l’intera civiltà. La lotta tra le potenze imperialiste per il controllo di un mercato mondiale in contrazione, con i loro profitti minacciati, porterà a nuove conflagrazioni militari, se la classe operaia non lo impedirà.
Ma l’ultima parola non è detta. Il proletariato non si è ritirato dal campo di battaglia, ma non ha la direzione che merita per le lotte eroiche che combatte.
Ma mille volte hanno creduto di aver seppellito la lotta per la rivoluzione socialista in più di 170 anni, e mille volte quella lotta per la rivoluzione è risorta. Senza di essa, la classe operaia non vive. E perché viva, l’imperialismo deve morire.
La classe operaia ha bisogno di distinguere chi sono i suoi alleati e chi sono i suoi nemici perché i colpi più grandi vengono da dietro e dall’interno delle sue lotte.
Le generazioni precedenti del proletariato hanno fatto mille tentativi di imboccare la strada della rivoluzione socialista internazionale. Non c’è alternativa. E per questo abbiamo bisogno di porre in piedi e rifondare il Partito Mondiale della Rivoluzione Socialista, la Quarta Internazionale.
1° Maggio Operaio, Internazionalista e per la Rivoluzione Socialista!
1° Maggio 2023